sabato 19 novembre 2011

Definizione

Sento il bisogno di tentare una definizione del termine "Paleoarcheologia"; lo coniai per descrivere l'interesse, guidato da un insieme di letture in gran parte casuali, verso l'emersione di un "tema" culturale già abbastanza articolato e complesso di suo per richiedere di distinguersi dall'Archeologia generica (posto che esista), o almeno, ritagliarsi uno spazio ben caratterizzato al suo interno.
Forse un approccio valido è l'approssimazione negativa, cioè cominciando a dire "cosa non è".

COSA NON È
In primo luogo si potrebbe riconoscere nei vari ritrovamenti e nei quesiti che pongono, il loro mancato od improponibile incasellamento in teorie classiche esistenti, accademicamente condivise (ad es. gli edifici sommersi di Yonaguni).
In secondo luogo mancano testimonianze scritte dirette o riportate da antichi che facciano "parlare" questi resti del passato.
Un'altra caratteristica è la loro localizzazione, a volte al di fuori di quella prevista dalla catalogazione canonica, sia in senso geografico che temporale.

COSA È
In senso positivo, invece, si potrebbe ascrivere l'analogia a volte sorprendente tra ritrovamenti separati da grandi distanze.
Un'altra caratteristica è l'evidenza di una profondità culturale tecnica, astronomica, estetica che pone queste testimonianze del passato aldifuori degli schemi cui siamo abituati.
Inoltre il superamento dei limiti tecnologici che attribuiremmo agli uomini di quel remoto passato, a volte salta fuori con un'evidenza ineludibile, così marcata da impedire dubbi sulla sua importanza; ad esempio si possono menzionare, per restare all'antico Egitto, la precisione del montaggio della grande Piramide e del Tempio della Valle, con massi perfettamente squadrati e montati del peso che arriva alle 400 tonnellate.
(segue)

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